Un progetto europeo per la conservazione delle praterie di Posidonia oceanica, una pianta marina che svolge un importante ruolo di deposito di carbonio nel Mediterraneo, aiutando significativamente a contrastare i cambiamenti climatici.
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Programma evento SEAFOREST, mercoledì 24 luglio 2024
Evento SEAFOREST, mercoledì 24 luglio 2024
Gli ormeggi sostenibili SeaForest
Le minacce al Posidonieto
Foto A. Politis
A partire dagli anni ’50, le praterie di Posidonia hanno subìto una regressione considerevole, in alcuni casi pari al 90% della loro estensione originaria.
Le cause sono da attribuire principalmente a fattori antropici, tra cui:
- l'inquinamento, che danneggia le praterie attraverso le sostanze chimiche o con l’alta torbidità delle acque;
- la pesca a strascico, che pur essendo vietata nei posidonieti, a volte viene praticata ugualmente provocando gravi danni, quali lo sradicamento di intere piante e la distruzione della "matte" (l’intreccio di rizomi e radici tra cui rimane intrappolato il sedimento), la quale ha una crescita molto lenta e stocca moltissima CO2, pertanto il danno è ancor più grave;
- l’ancoraggio indiscriminato delle imbarcazioni direttamente sul posidonieto, che provoca gravi danni strappando foglie e rizomi, ma anche piante intere.
I danni dovuti all'ancoraggio indiscriminato da parte delle navi da diporto sono stati illustrati dal Progetto Interreg GIREPAM in questo significativo video.
Azioni del progetto
Per raggiungere gli obiettivi del progetto, e contribuire alla conservazione delle prateria a Posidonia oceanica del Mediterraneo, sono previste le seguenti azioni:
Azioni preparatorie:
Azioni concrete di conservazione:
- C.1 DEFINIZIONE DEI SERVIZI AMBIENTALI CHE GENERA L'HABITAT 1120* PER LA MITIGAZIONE DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI
- C.2 DEFINIZIONE DI BUONE PRATICHE PER LA CONSERVAZIONE DELL’HABITAT 1120*: PIANO DI GESTIONE DEGLI ANCORAGGI E DEGLI ORMEGGI
- C.3 DEFINIZIONE DI BUONE PRATICHE PER LA CONSERVAZIONE DELL’HABITAT 1120*: INTERVENTI SUGLI ORMEGGI
- C.4 GESTIONE DELLA POSIDONIA SPIAGGIATA
- C.5 PRATICHE SULLA GESTIONE DEI SEMI E GERMOGLI DI POSIDONIA PER IL RECUPERO DELL'HABITAT 1120*
- C.6 CREAZIONE DI UN MERCATO DEI CREDITI DI CARBONIO DI SEA FOREST LIFE
- C.7 LABORATORIO MALTA: CREAZIONE DI ACCORDI TERRITORIALI PER L'ADOZIONE DEL MODELLO SEA FOREST
Azioni di monitoraggio:
Azioni di disseminazione:
- E.1 PIANO DELLA COMUNICAZIONE E SUA ADOZIONE
- E.2 COMUNICAZIONE E SENSIBILIZZAZIONE
- E.3 NETWORK MEDITERRANEO PER LA DEFINIZIONE DEGLI STANDARD DI CERTIFICAZIONE DEI CREDITI DI CARBONIO DERIVANTI DAI POSIDONIETI
Azioni di gestione generale:
- F.1 Gestione generale del progetto
- F.2 Audit e After Life Plan
CHE COS'E' IL BLUE CARBON?
Il “Blue Carbon” (carbonio blu) è il carbonio immagazzinato negli ecosistemi costieri e marini. Esso viene catturato dagli oceani e dagli ecosistemi costieri del mondo, diversamente dal carbonio verde che viene immagazzinato dalle foreste e dai loro suoli. Il Blue Carbon catturato dagli organismi che vivono negli oceani è immagazzinato, sotto forma di biomassa e sedimenti, principalmente nei mangrovieti, nelle torbiere e nelle praterie di fanerogame (come le praterie di Posidonia).
Nonostante la biomassa vegetale nell'oceano sia inferiore a quella terrestre (0,05%), essa assorbe quasi la stessa quantità di carbonio annuale degli organismi vegetali terrestri, e rappresenta quindi depositi di Blue Carbon molto efficienti.
Le piante marine, in particolare, contengono nei sedimenti riserve di carbonio organico superiori a quelle stoccate dagli ecosistemi forestali terrestri. Tali ecosistemi, incluso l'habitat delle praterie di Posidonia, sono inseriti nella Rete Natura 2000, una rete ecologica europea creata per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari.
Parco Nazionale dell'arcipelago di La Maddalena (SS): Posidonieto visto dall'alto. Foto M. Miozzo
Nonostante siano habitat protetti a livello nazionale e internazionale, stanno scomparendo a un ritmo 4 volte superiore di quelli terrestri. |
Il degrado e la perdita di questi ecosistemi porta a un’emissione comparabile al 10% delle emissioni derivanti dalla deforestazione.
Gli ecosistemi Blue Carbon ricoprono circa il 2% dei fondali oceanici, ma immagazzinano circa il 50% del carbonio sepolto nei sedimenti marini. La loro capacità di immagazzinamento è 10 volte quella delle foreste temperate e 50 volte quella delle foreste tropicali. |
Per essere utile alla mitigazione del cambiamento climatico il carbonio deve essere sequestrato a lungo termine (almeno 100 anni), quindi è la frazione organica sequestrata nella matte che assume da questo punto di vista il ruolo principale.
La tutela e la conservazione di questi habitat marini e costieri rappresenta una valida strategia per il raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi, l'accordo globale sui cambiamenti climatici raggiunto nel 2015, che prevede un piano d'azione per limitare il riscaldamento globale "ben al di sotto" dei 2° centigradi. |
Per saperne di più:
The Blue Carbon Initiative
La vita della Posidonia
Le praterie a Posidonia, dette anche posidonieti, sono gli habitat marini in cui vive la Posidonia oceanica, una pianta marina appartenente alla famiglia delle Posidoniaceae. A dispetto di ciò che può far pensare il nome, si tratta di una pianta endemica del Mar Mediterraneo, ovvero è presente esclusivamente in questo territorio.
Dal punto di vista scientifico essa appartiene alle cosiddette fanerogame marine, chiamate anche spermatofite (ovvero piante che portano semi), cioè piante che presentano una differenziazione in radici, fusto e foglie, oltre che possedere fiori e frutti. Alla luce di queste caratteristiche, stiamo parlando a tutti gli effetti di una pianta e non di un’alga, contrariamente a quanto molti credono!
La Posidonia oceanica rappresenta una specie chiave dell’ecosistema marino costiero, arrivando ad occupare un’area intorno al 3% dell’intero Mediterraneo (corrispondente ad una superficie di circa 38.000 km2).
Questa pianta vive generalmente tra 1 e 30 metri di profondità, dove colonizza i fondali sabbiosi o detritici ai quali aderisce per mezzo dei rizomi (modificazioni del fusto con funzione di riserva) e sui quali forma vaste praterie, i posidonieti appunto, che sono sistemi ad elevata densità (oltre 700 piante per m2).
Le foglie cadute della pianta si accumulano nella stessa prateria, ma il moto ondoso invernale le trasporta e le accumula lungo le spiagge, causando i noti accumuli di Posidonia chiamati “banquettes”. Questi ammassi di resti vegetali, ingiustamente detestati dai bagnanti, al contrario svolgono una funziona positiva in quanto attenuano la forza del moto ondoso e ostacolano i meccanismi di erosione costiera, proteggendo così i litorali sabbiosi.
Accumuli di Posidonia spiaggiata al Parco Nazionale dell'Arcipelago di La Maddalena (SS). Foto M. Miozzo